Chiesa di San Pietro Martire

Si racconta che la costruzione della chiesa sia stata voluta dai vigevanesi  per il cosiddetto “miracolo del fiume” quando una compagnia di soldati di ventura, in procinto di mettere a sacco la città, fu fermata da un ingrossamento improvviso del fiume Ticino. Un affresco ora nascosto sotto il rifacimento della volta ricorda l’episodio leggendario. San Domenico con la stella in capo, fa ingrossare il Ticino e salva la città.

Siamo ai bordi del Castello, al Carrobbio, cioè all’incrocio delle antiche strade per Pavia, Milano, il Monferrato. Proprio qui  sorgeva un’antica chiesa dove, secondo la tradizione pare che San Domenico sia venuto a predicare verso il 1219, in pieno Medio Evo. Nel 1363 si inizia la costruzione della nuova chiesa. La chiesa è dedicata al santo domenicano Pietro da Verona martire, per un voto della città che temeva di subire il saccheggio delle truppe mercenarie, come si vede nel pregevole dipinto settecentesco, che rappresenta il Martirio del santo.
Nel Quattrocento la chiesa svolge la funzione di cappella ducale del Castello da cui si può raggiungere tramite la scala che parte dalla Falconiera. Nella facciata laterale si riconoscono le tracce della porta d’ingresso riservata al duca e alla corte. Sopra una lunetta con la Madonna in trono circondata da Santi e tondi con un’annunciazione della scuola del Luini.
Dalla metà del Quattrocento la chiesa  e il convento sono la sede vigevanese del potente ordine dei domenicani.
L’interno è molto vasto. Nell’Ottocento è restaurato in stile neo gotico con un intervento deprecabile del parroco di allora, don Giuseppe Robecchi, acceso animatore della causa risorgimentale che in seguito fu Deputato alla Camera e Primo Presidente della Provincia di Pavia. Attira l’attenzione una tela di fine ‘500 che raffigura i santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano sullo sfondo, una vista della città. La chiesa è ricca di opere d’arte pregevoli. Molte di esse rappresentano beati, santi o illustri personaggi dell’ordine domenicano che hanno vissuto qui come Papa Pio V Ghislieri. Appoggiato alle pareti dell’abside il grande coro ligneo che per secoli ha ospitato il canto dei monaci.
Fonte: Wikipedia.it